Peste suina: il virus torna a diffondersi, l’UE critica le misure di contenimento italiane

Gli esperti della Commissione europea hanno anche messo in luce l'inutilità dell'approccio basato sull'eliminazione dei cinghiali selvatici.
Josh Hild/Unsplash
Avv. Alessandro Ricciuti

Sarà il dott. Giovanni Filippini, l’ex direttore dello Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, a ricoprire il ruolo di nuovo commissario straordinario per la gestione dell’emergenza Peste Suina Africana (PSA). Filippini, che appena un mese fa era stato nominato a capo della direzione generale sanità animale del Ministero della Salute, viene ora chiamato a contenere la diffusione di una malattia altamente contagiosa e letale per suini e cinghiali, che sembra sempre più fuori controllo. Questa situazione sta tenendo in fibrillazione l’intero settore suinicolo italiano, considerato che in alcune province limitrofe alle zone del contagio (in primis Parma e Brescia) sono concentrati il maggior numero di suini italiani.

Il precedente commissario, dott. Vincenzo Caputo, aveva rassegnato le dimissioni a fine luglio dopo la improvvisa risalita dei contagi in Lombardia e Piemonte, su cui sta indagando la Procura di Pavia tramite i NAS di Cremona. Caputo era entrato in carica il 25 febbraio 2023, prendendo il posto del dott. Angelo Ferrari, che a sua volta aveva lasciato l’incarico nel dicembre 2022 in seguito alle polemiche riguardanti l’inefficienza delle misure di contenimento del virus, in particolare la gestione della recinzione progettata per limitare la diffusione della malattia.

Le dimissioni di Caputo, invece, sebbene ufficialmente motivate da ragioni personali, sono guarda caso avvenute poco dopo la valutazione negativa da parte della Commissione europea sull’operato dell’Italia nel contrastare l’epidemia. Nonostante le promesse del governo e oltre un anno e mezzo di lavoro della struttura commissariale, infatti, l’avanzata del virus sembra proseguire, seppur lentamente, ma in modo inarrestabile. A conferma di ciò, nel luglio scorso, è stato rinvenuto il primo caso di PSA in Toscana, con la scoperta di un cinghiale morto risultato positivo al virus al confine con la Liguria.

All’inizio di luglio, un team di esperti provenienti da Germania, Lituania e Repubblica Ceca, facenti parte dell’EU-VET (Veterinary Emergency Team) della Commissione Europea, ha effettuato una visita in Lombardia ed Emilia-Romagna, supportati dai veterinari ufficiali locali. L’obiettivo di questa visita era valutare i progressi compiuti, identificare le aree che necessitano di miglioramento e pianificare le azioni future per contenere la diffusione della PSA.

Successivamente, durante una riunione tra la Commissione europea e gli Stati membri, è stato presentato un rapporto che ha messo in evidenza diverse criticità nelle misure adottate dall’Italia per il contenimento della PSA. In particolare, gli esperti hanno sottolineato la necessità di una strategia unitaria e coordinata, superando i limiti imposti dalle suddivisioni amministrative regionali. La principale criticità evidenziata è infatti la gestione frammentata dell’epidemia, con ogni regione o provincia che attua misure proprie, spesso con un coordinamento minimo con le aree limitrofe. È stata rimarcata l’importanza di una strategia di controllo della malattia coordinata e armonizzata che consideri l’intera situazione epidemiologica del nord Italia.

Inoltre, il documento sottolinea che la caccia indiscriminata dei cinghiali, indicata a più riprese come soluzione dalla politica, non rappresenta la strategia ottimale per il controllo della PSA. Ridurre la popolazione dei cinghiali a zero, come previsto in alcune aree della Lombardia ad alta densità di allevamenti intensivi, è un obiettivo irrealizzabile e potenzialmente controproducente. Gli esperti raccomandano piuttosto di concentrare gli sforzi sulle misure di biosicurezza per gli allevamenti, in quanto la caccia indiscriminata potrebbe favorire la dispersione degli animali infetti in nuove aree, aumentando così il rischio di diffusione della PSA.

L’analisi epidemiologica del 2023, pubblicata a maggio dall’EFSA, ha confermato che la PSA ha registrato un significativo aumento dei focolai in tutta l’Unione Europea. In Italia, lo scorso anno, sono stati notificati 16 casi, che hanno portato alla soppressione di centinaia di suini nella provincia di Pavia, con un caso anche nel bresciano. Quest’anno, il virus è riemerso in Liguria, Piemonte e Lombardia, con sei nuovi focolai recentemente individuati nelle province di Milano, Pavia, Novara e Piacenza. Di conseguenza, è scattato il protocollo sanitario che prevede la soppressione di tutti i maiali presenti negli stabilimenti colpiti, stimando circa 15mila animali coinvolti. Per questa operazione è stata nuovamente adoperata l’elettrocuzione, sistema al centro delle polemiche lo scorso anno, per il quale avevamo anche presentato una denuncia alla Procura di Pavia.

Il quadro che emerge dall’indagine della Commissione europea e dalle cronache delle ultime settimane non è certamente lusinghiero. Confidiamo che il nuovo commissario straordinario sappia trarre tesoro dalle indicazioni e dalle criticità evidenziate, adottando una strategia più coordinata e focalizzata sulla biosicurezza per fronteggiare con efficacia la minaccia della PSA in Italia.

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