La Carolina del Nord è l’ultimo dei nove stati americani1Al momento in cui si scrive, gli altri sono Idaho, Kansas, Missouri, Utah, Montana, Wyoming e Nord Dakota. ad essersi dotato di una delle famigerate leggi “ag-gag”, che vietano di filmare e fotografare senza il consenso dei proprietari le attività che si svolgono all’interno di allevamenti e macelli. Approvate sotto la spinta dei lobbisti che rappresentano le influenti industrie dello sfruttamento animale, queste leggi sono ideate al preciso scopo di ostacolare il lavoro investigativo delle organizzazioni che si battono per i diritti animali.
Del resto, ogni nuova indagine che documenta ciò che accade agli animali in quei luoghi, oltre a contribuire al lento ma inevitabile progresso etico della società e quindi alla tendenziale riduzione del consumo di prodotti di origine animale nel lungo periodo, produce conseguenze economiche immediate per via del danno all’immagine e della cancellazione di contratti di fornitura da parte delle catene di distribuzione. Oltre ovviamente alle conseguenze di eventuali indagini per maltrattamento animale e alle relative sanzioni. Sentitesi minacciate, le società che traggono i propri utili da queste attività sono passate al contrattacco spendendo la propria influenza nella politica locale, facendo leva proprio sul possibile danno all’economia che deriverebbe dalla diffusione di immagini che mettono in discussione l’attuale sistema di produzione alimentare basato sugli allevamenti intensivi e il sottostante rapporto di sfruttamento della nostra società nei confronti degli animali.
Basti pensare che nella sola Carolina del Nord ci sono circa 2000 allevamenti di maiali, che danno lavoro a oltre 12mila persone. Non a caso, l’approvazione della legge è arrivata dopo che di recente Compassion Over Killing aveva diffuso un filmato molto forte in cui si vedevano lavoratori intenti a colpire ripetutamente dei polli in un macello proprio nella Carolina del Nord. Incredibilmente, portare alla luce e denunciare questi comportamenti oggi sarebbe un reato.
Nel settembre 2014, alcuni attivisti erano finiti sotto indagine nello Utah per aver fotografato dalla strada un allevamento di maiali, rei appunto di non aver richiesto il consenso del proprietario, commettendo il reato2Per attività agricole la legge intende espressamente le proprietà private utilizzate per l’allevamento di animali e non le coltivazioni. di “interferenza in attività agricole”, che colpisce anche chi accede sotto mentite spoglie o diffonde immagini di quei luoghi, se vi lavora e non richiede il permesso del proprietario.
Sei mesi prima, Mercy for Animals aveva diffuso un filmato di lavoratori che maltrattavano delle mucche nell’Idaho. In quell’occasione, erano state aperte delle indagini per maltrattamento di animali ma dopo poche settimane, con l’approvazione della legislazione ag-gag, la pubblicazione di immagini ottenute senza autorizzazione si è trasformata in reato, punibile anche con il carcere.
Ma non è tutto: ad incappare nella fobia degli allevatori verso ogni “interferenza” esterna era stato nel 2013 addirittura un fotografo del National Geographic, arrestato in Kansas per aver effettuato riprese dall’alto di mucche in un recinto di ingrasso.
Leggi simili sono state proposte anche in altri stati americani ma per il momento sono state bocciate; Mercy for Animals sta seguendo la vicenda e ha anche lanciato una campagna di informazione online. Per la verità, la legge appena approvata nella Carolina del Nord ha uno scopo più vasto delle altre leggi bavaglio, poiché non ha precisi limiti di settore e consente quindi a tutti i datori di lavoro di licenziare i dipendenti sorpresi nell’atto di effettuare riprese senza il loro consenso, anche se si tratta di attività illegali. Per questa sua estensione, aveva ricevuto critiche da molte organizzazioni per la tutela dei lavoratori e delle libertà di espressione e il governatore aveva posto il suo veto. Tuttavia, l’entusiasmo è durato poco, perché con una nuova approvazione di entrambe le camere, l’ostacolo è stato superato e la legge promulgata.
La storia insegna che ovunque sia esistito un movimento che si è battuto per ottenere giustizia sociale o per sovvertire interessi economici, vi è stata una repressione da parte del potere politico. Anche il movimento di liberazione animale è già stato attaccato duramente, in particolare negli USA e nel Regno Unito.
Nel 2006, il Congresso USA aveva approvato — su pressione principalmente delle industrie farmaceutiche, che volevano distruggere la campagna SHAC — una legge (la “Animal Enterprise Terrorism Act“) che affibbia l’aggravante di terrorismo ad alcuni reati comuni commessi sul suolo americano «for the purpose of damaging or interfering with the operations of an animal enterprise» («allo scopo di danneggiare o interferire con le attività di imprese che utilizzano animali»). Se si produce un danno (ad es. a un laboratorio di vivisezione) superiore ai 100.000 dollari, si rischiano fino a 20 anni in una prigione federale di massima sicurezza.
Questi argomenti sono stati analizzati dal giornalista Will Potter3Oltre ad essere un giornalista freelance, Potter è conferenziere e relatore per TED. Egli stesso ha fatto attivismo per i diritti animali e per l’ambiente, seguendo da vicino ALF e ELF e conoscendo alcuni dei protagonisti di azioni dirette che sono stati in seguito individuati e condannati. Dopo essere stato arrestato e minacciato da un agente FBI di essere inserito nell’elenco dei sorvegliati come potenziali ecoterroristi, soltanto per aver partecipato a volto scoperto a un pacifico volantinaggio in una zona in cui si erano stati sabotaggi nei mesi precedenti, ha deciso di occuparsi della tematica della repressione ai danni degli attivisti. nel suo libro e omonimo blog “Green is The New Red”. Potter si spende in prima persona per innescare un dibattito pubblico su queste forme di repressione. Nel libro, egli evidenzia come è stata accuratamente fabbricata la retorica del terrorismo per far passare un messaggio distorto all’opinione pubblica, bloccando la libertà di pensiero e salvaguardando i profitti delle industrie che sfruttano animali. Vi è un parallelo tra la propaganda dell’epoca maccartista sulla “red scare” con la campagna di lobbying e disinformazione che ha portato a far rientrare le azioni dirette del movimento di liberazione animale nella categoria fumosa di ecoterrorismo4Definito dall’FBI come «l’uso o la minaccia di ricorrere alla violenza in modo criminale, contro istituzioni o beni privati, da parte di organizzazioni d’orientamento ecologista, per ragioni politiche legate all’ambientalismo, o animate dalla volontà di ottenere visibilità tramite un obiettivo, spesso di natura simbolica». o terrorismo interno.
Da ultimo, va detto che purtroppo queste forme di repressione non sono solo un fenomeno americano. Nel Regno Unito, dal 2005 sono state introdotte misure speciali finalizzate a contrastare la Campagna SHAC, che hanno portato negli anni successivi ad una serie di arresti anche in altri paesi europei. Lo scorso anno in Australia s’è tentato di fare approvare una legislazione ag-gag, che non è passata per via della strenua opposizione oltre che delle associazioni animaliste, anche dei gruppi per le libertà civili e dei media (anche perché vengano presi di mira non solo gli attivisti ma anche le associazioni e i media che pubblicavano le immagini “rubate”).
La vittoria australiana rappresenta un utile momento di riflessione. Ogni nuova legislazione che impedisca di svolgere attività di informazione e documentazione sulle forme di sfruttamento animale è una sconfitta di civiltà, perché mina alle fondamenta le libertà di espressione, di informazione e diffusione del pensiero che sono alla base di ogni sistema democratico. Per questo, è importante che il movimento di liberazione animale cerchi il più vasto appoggio delle organizzazioni che si occupano di diritti civili e di libertà di stampa, affinché si possa contrastare efficacemente la retorica che vede questi diritti come sopprimibili in virtù del maggiore interesse alla sicurezza pubblica.
“L’attivismo non è terrorismo”, è il messaggio che Will Potter lancia ad ogni occasione pubblica. È importante ripeterlo, per contrastare l’opposto messaggio che gli sfruttatori di animali tentano di far passare.
Aggiornamento agosto 2015: annullata la legge ag-gag dell’Idaho! A inizio agosto 2015, un giudice federale ha dichiarato incostituzionale per violazione della libertà di espressione la legge che vietava di effettuare riprese nei luoghi privati destinati al trattamento di animali.
«Le attività che riguardano un’attività agroalimentare che influiscono sulla sicurezza alimentare e dei lavoratori non sono materia esclusivamente privata», queste le dichiarazioni del giudice federale B Lynn Winmill a commento della decisione.
La legge era stata approvata nel 2014, dopo che sempre Mercy For Animals aveva diffuso un filmato di comportamenti crudeli e degradanti avvenuti all’interno del più grande stabilimento caseario dello stato.
Note
- 1Al momento in cui si scrive, gli altri sono Idaho, Kansas, Missouri, Utah, Montana, Wyoming e Nord Dakota.
- 2Per attività agricole la legge intende espressamente le proprietà private utilizzate per l’allevamento di animali e non le coltivazioni.
- 3Oltre ad essere un giornalista freelance, Potter è conferenziere e relatore per TED. Egli stesso ha fatto attivismo per i diritti animali e per l’ambiente, seguendo da vicino ALF e ELF e conoscendo alcuni dei protagonisti di azioni dirette che sono stati in seguito individuati e condannati. Dopo essere stato arrestato e minacciato da un agente FBI di essere inserito nell’elenco dei sorvegliati come potenziali ecoterroristi, soltanto per aver partecipato a volto scoperto a un pacifico volantinaggio in una zona in cui si erano stati sabotaggi nei mesi precedenti, ha deciso di occuparsi della tematica della repressione ai danni degli attivisti.
- 4Definito dall’FBI come «l’uso o la minaccia di ricorrere alla violenza in modo criminale, contro istituzioni o beni privati, da parte di organizzazioni d’orientamento ecologista, per ragioni politiche legate all’ambientalismo, o animate dalla volontà di ottenere visibilità tramite un obiettivo, spesso di natura simbolica».