Ad agosto i pubblici ministeri della regione di Murcia, nel sud-est della Spagna, hanno avviato una indagine contro ignoti dopo che migliaia di pesci morti (le autorità stimano 4,5 tonnellate di peso vivo) avevano iniziato ad apparire lungo le rive del Mar Menor, una delle lagune di acqua salata più grandi d’Europa, la cui superficie occupa 135 kmq.
Sono centinaia i video postati dai residenti sui social network, che mostrano migliaia di piccoli pesci e gamberetti morti disseminati sulle spiagge della laguna costiera. Le autorità avevano attribuito la causa della moria alle temperature estremamente elevate ma la popolazione non ha creduto a questa tesi, inscenando diverse protese e chiedendo la dichiarazione di disastro ambientale.
Il Mare Menor, che un tempo pullulava di vita marina, sta soffrendo da anni una progressiva degradazione delle condizioni dell’acqua e dell’intero ecosistema lagunare.
Le sue acque sono diventante torbide e fangose, tanto da rendere impossibile la balneazione; a ciò si aggiunge l’odore di putrefazione derivante dai pesci morti: di certo non si tratta di un bel biglietto da visita per i turisti.
Alla ricerca dei responsabili
Già nel 2016 e nel 2019 migliaia di pesci e crostacei morti si erano riversati lungo le sue coste. La principale indiziata tra gli esperti è sempre stata l’agricoltura intensiva, a causa dell’utilizzo per decenni di nitrati provenienti dai fertilizzanti, che finendo nell’acqua della laguna avevano scatenato vaste fioriture di alghe, responsabili di bloccare la luce solare e impoverire l’acqua di ossigeno, facendo sostanzialmente soffocare i pesci. Per questo, durante l’estate il governo regionale era intervenuto vietando l’uso dei fertilizzanti nel raggio di 1,5 km dalla laguna.
Una nuova approfondita indagine condotta dall’organizzazione non-profit di giornalismo investigativo Lighthouse Reports insieme a giornalisti di elDiario.es, La Marea e Guardian, durata 4 mesi, ha però individuato nei circa 450 allevamenti intensivi di suini di Campo de Cartagena — dove sono stipati 800.000 maiali — un’ulteriore se non la principale causa del degrado ambientale alla base di questa eccezionale moria.
In particolare, sotto accusa sono finiti gli imponenti depositi di liquami (una miscela di feci, urina e resti di cibo) di queste enormi strutture in cui vengono allevate decine di migliaia di maiali, che presumibilmente non rispettano le normative e contaminano le acque sotterranee.
Grazie all’uso di fotografie aeree dell’area colpita ottenute con droni e satelliti, sono stati individuati fiumi di liquami, scaricati su terreni vicini o immagazzinati in grandi buche nel terreno.
Queste pratiche inquinanti erano state già individuate da un rapporto del 2019 del ministero dell’Ambiente spagnolo, che aveva rilevato numero irregolarità nella gestione dei liquami nel 90% degli allevamenti intensivi di suini della zona, che stipano le deiezioni in stagni artificiali (chiamati anche “lagoni”) che non sono a tenuta stagna e quindi non rispettavano le prescrizioni di legge contro l’inquinamento da nitrati. Il rapporto stimava che i liquami provenienti da questi allevamenti fossero responsabili per il 17% dei nitrati accumulati nella falda acquifera del Mar Menor. Percentuale senz’altro sottostimata, alla luce delle nuove prove raccolte in questi mesi.
Le stesse autorità della Murcia avevano preso atto due anni fa che gli stagni per i liquami erano fuori controllo ma nonostante ciò sono state successivamente concesse nuove licenze per l’apertura di dozzine di nuovi allevamenti intensivi.
Prospettive torbide
In Spagna l’industria suinicola è in forte crescita, tanto che il Paese iberico ha sottratto alla Germania lo scettro di primo produttore europeo, con 56 milioni di maiali macellati nel 2020. Lo scorso anno le esportazioni sono cresciute addirittura del 22% (metà per via della richiesta verso la Cina).
Il rapporto di Lighthouse Reports evidenzia che l’impatto dell’inquinamento da ammoniaca e nitrati interessa anche vaste zone di Aragona, Catalogna, Castiglia e León.
Le cause del degradamento di tutta la zona marittima spagnola del Mar Menor sono tutte causate da attività umane, segno di una necessità di cambiamento nel mondo in cui trattiamo l’ambiente e gli essere viventi che ci vivono.