Siamo nel XXI secolo. La nostra comprensione degli animali e le relazioni che abbiamo intrecciato con loro ci hanno traghettato verso una nuova consapevolezza del loro sentire. Sono esseri viventi, individui, che ancora oggi permettiamo siano sfruttati nei circhi e maltrattati negli allevamenti. Sono a tutti gli effetti membri delle nostre famiglie, ai quali vogliamo bene e con i quali condividiamo la nostra vita. Eppure dalla legge gli animali sono ancora assimilati in tutto e per tutto agli oggetti inanimati.
Da marzo del 2022, la Costituzione è stata modificata per introdurre tra i principi fondamentali la tutela degli animali, la cui attuazione viene demandata alla legge. Innovare l’ordinamento giuridico affinché tenga il passo con i cambiamenti culturali e sociali, anche per quanto riguarda il rispetto che dobbiamo agli animali, non è solo una possibilità: è un vero e proprio dovere del Parlamento.
Gli animali sono già riconosciuti come “esseri senzienti” dall’articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. Diversi Paesi hanno modificato il loro codice civile, stabilendo che gli animali non sono oggetti o indicando che sono esseri senzienti: sono Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Repubblica Ceca e Paesi Bassi. Germania, Austria e Svizzera hanno rivisto sia la propria Costituzione che il Codice civile.
L’Italia ha modificato la Costituzione ma non ha ancora un esplicito riconoscimento degli animali all’interno del codice civile.
È necessario che il Codice civile riconosca gli animali come esseri senzienti e parte della nostra famiglia, introducendo una specifica disciplina per una serie di situazioni concrete che attualmente sono prive di tutela, nelle quali i cittadini si imbattono quotidianamente.
Visita la pagina dedicata per leggere in dettaglio le nostre richieste, approfondire lo sviluppo nel tempo della normativa civilistica che tutela gli animali in diversi paesi europei e scoprire le strade percorribili anche dall’Italia.
In quanto esseri senzienti, gli animali hanno il diritto di essere trattati con rispetto e umanità, e di essere protetti dalla sofferenza e dalla crudeltà. Le norme che prevedono i reati contro gli animali, inserite nel Codice penale nel 2004, si sono dimostrate inadeguate ad assicurare piena giustizia per le vittime non umane.
Questi reati producono notevole allarme sociale e meritano quindi un maggiore riconoscimento, anche in quanto precursori di reati più gravi, come riconosciuto dalla criminologia.
L’utilizzo di animali negli spettacoli dal vivo è una pratica censurabile sul piano etico, etologico e pedagogico, in quanto produce conseguenze negative per gli animali coinvolti, oltre ad essere considerata diseducativa per i bambini che vi assistono.
Nel 2015 la Federazione dei Veterinari Europei ha espresso una posizione netta contro l’utilizzo di animali selvatici nei circhi, seguita nel 2017 dalla FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani). Centinaia di psicologi hanno firmato un documento attraverso il quale esprimono preoccupazione rispetto alle conseguenze sul piano pedagogico, formativo, psicologico della frequentazione dei bambini di circhi, manifestazioni e spettacoli in cui vengono impropriamente tenuti e impiegati animali.
I rifugi per animali non destinati all’alimentazione umana hanno ricevuto un primo parziale giuridico attraverso il Decreto del Ministero della Salute del 7 marzo 2023 ma questo primo risultato non è sufficiente: finché non sarà in vigore una normativa specifica, che disciplini questi luoghi in modo completo, i loro ospiti non saranno al sicuro.
È urgente ottenere delle deroghe in caso di epidemie, evitando l’abbattimento degli animali, come purtroppo accaduto nel settembre 2023 in provincia di Pavia.
Le competenze sugli animali sono divise fra diversi Ministeri, regioni ed enti locali.
Una figura unitaria di riferimento potrebbe favorire il necessario coordinamento dell’azione di governo e vigilare sull’applicazione completa e uniforme dei principi stabiliti dalla normativa nazionale ed europea su tutto il territorio nazionale.
Sono passati 10 anni dal 7 luglio 2012, data in cui fu siglata la Dichiarazione di Cambridge sulla coscienza: un gruppo di autorevoli neuroscienziati affermarono che gli esseri umani non sono i soli ad avere basi neurologiche che generano coscienza. Tra gli animali non umani vi sono anche mammiferi, uccelli e altre creature, quali i polpi.
Non possiamo ignorare le prove scientifiche raccolte sino a oggi, testimonianza del fatto che gli animali hanno la capacità di sentire piacere, dolore o di esibire comportamenti intenzionali.
La Dichiarazione di Montréal, diffusa a ottobre di quest’anno e firmata da più di 450 esperti internazionali di filosofia e bioetica, proclama l’ingiustizia fondamentale dello sfruttamento degli animali.
I ricercatori nel campo della filosofia morale e politica hanno apertamente condannato le pratiche che comportano il trattamento degli animali come oggetti o merci. Eppure sono ancora tali per il codice civile italiano.
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Causale: “Esseri Senzienti”
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Causale: “SOS animALI”
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Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente del Senato
Al Presidente della Camera dei deputati
La scienza, la bioetica, la normativa europea e quella di diversi ordinamenti nazionali riconoscono da anni la speciale natura degli animali non umani come esseri senzienti. L’articolo 9 della nostra Costituzione delega al legislatore di individuare i modi e le forme di tutela degli animali. È urgente attuare questa disposizione, ripensando la normativa ad oggi non più adeguata, riconoscendo pienamente che gli animali sono esseri senzienti, non oggetti. Per questo, chiediamo di:
1) Integrare il codice civile, adeguando le norme in tema di risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale, disciplinando l’affido dell’animale in caso di separazione e introducendo una specifica disciplina nell’ambito delle successioni;
2) Rivedere il codice penale, riconoscendo gli animali come vittime, inasprendo le sanzioni e assicurandone l’effettiva applicazione, limitando la possibilità che gli autori dei maltrattamenti restino impuniti;
3) Attuare il superamento dell’utilizzo di animali nei circhi, già previsto nel 2017;
4) Riconoscere i rifugi per animali salvati, ad oggi erroneamente equiparati agli allevamenti di animali utilizzati a scopo di produzione alimentare;
5) Istituire un garante nazionale dei diritti degli animali, in grado di favorire il coordinamento dell’azione di governo e di vigilare sull’applicazione della normativa nazionale ed europea a tutela degli animali.