Per il riconoscimento giuridico dei “Santuari” per animali liberi

Pubblicato il nostro report sullo status dei rifugi di animali non destinati alla produzione alimentare in Italia.

Pubblicato il 14/11/2024
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Animal Law Italia pubblica oggi un nuovo report dal titolo “Per il riconoscimento giuridico dei rifugi di animali non DPA in Italia”, realizzato in collaborazione con il Rifugio Miletta, una delle prime strutture di questo tipo nate in Italia allo scopo di accogliere mucche, maiali, capre, galline, pecore e altri animali sottratti al circuito della produzione di alimenti.

Il documento, curato da Silvia Zanini, assegnista di ricerca in diritto pubblico comparato (Università degli Studi di Trieste), offre un contributo cruciale al dibattito sul pieno riconoscimento giuridico di queste strutture, anche chiamate “Santuari di animali liberi”. Questi luoghi sono tuttora di fatto assimilati agli allevamenti, una classificazione incompatibile con la loro natura e missione.

Il vuoto normativo ha generato difficoltà pratiche e burocratiche per i gestori e ha limitato le tutele per gli animali ospitati, soprattutto in caso di epidemie come la peste suina africana. Il report analizza questa situazione, proponendo soluzioni concrete per colmare queste lacune e uniformare le normative regionali, evitando un’applicazione diversa delle norme sul territorio nazionale.

Un riconoscimento solo parziale

I rifugi hanno ricevuto un primo limitato riconoscimento con il Decreto del Ministero della Salute del 7 marzo 2023, che ha introdotto la figura del “rifugio permanente”, sebbene di queste strutture venga data una definizione molto sintetica. Il decreto ha anche rafforzato il sistema di identificazione e registrazione (I&R) degli animali, richiedendo ai rifugi di garantire una maggiore tracciabilità degli animali ospitati.

Le Regioni, come previsto dal decreto, dovranno ora adottare norme attuative per definire standard operativi, condizioni sanitarie e modalità di gestione, assicurando il benessere animale e una supervisione efficace delle attività dei rifugi. La prima a intraprendere questa strada è stata il Piemonte, che nell’aprile di quest’anno ha approvato una nuova legge a tutela degli animali d’affezione, che detta una specifica disciplina applicabile ai santuari per animali (art. 31).

Il report di Animal Law Italia si propone come guida per aiutare le altre Regioni in questo processo, offrendo un’analisi dettagliata della normativa italiana ed europea e proponendo esempi e buone pratiche da altri Paesi, come la Spagna e l’Austria, che hanno già introdotto regolamentazioni più avanzate.

«Questo report evidenzia la necessità urgente di un riconoscimento giuridico chiaro e specifico per i santuari di animali, realtà concrete e fondamentali che, pur esistendo e operando con effetti tangibili, sono rimaste a lungo invisibili per il diritto. Colmare questa lacuna normativa significa non solo attribuire il giusto valore a tali strutture in quanto spazi di tutela, ma anche inviare un segnale di cambiamento etico, orientato ad un approccio sempre più consapevole e rispettoso della vita animale» dichiara la dott.ssa Silvia Zanini, che ha curato il documento per Animal Law Italia.

Il valore sociale dei Santuari per animali liberi

I rifugi per animali non DPA non sono semplicemente spazi di accoglienza per animali in difficoltà ma rappresentano luoghi dove viene riconosciuto il diritto alla vita e al benessere per animali che sono tipicamente considerati solo come risorse. Queste strutture offrono una seconda possibilità a bovini, suini, capre, galline e altre specie, consentendo loro di vivere liberi dallo sfruttamento e in condizioni rispettose dei propri bisogni naturali.

Oltre alla loro funzione primaria, i rifugi svolgono un importante ruolo sociale. Attraverso attività educative e divulgative, come visite guidate ed eventi, sensibilizzano il pubblico sulla condizione animale e promuovono un modello di convivenza basato sull’empatia e sul rispetto.

Diventano inoltre punti di riferimento per le comunità locali e nazionali, creando opportunità di volontariato e favorendo la responsabilità collettiva verso l’ambiente e tutte le forme di vita.

Questi spazi dimostrano che un’alternativa etica al sistema produttivo è non solo possibile, ma anche necessaria per costruire una società più giusta e consapevole.

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