Urgente un’etichetta “cage-free” per orientare i consumatori verso scelte più consapevoli

Stamane alla Camera dei deputati la conferenza stampa in cui la coalizione End The Cage Age, di cui Animal Law Italia fa parte, ha richiesto che vengano apposti segni distintivi che identifichino i prodotti di filiere che non utilizzano gabbie.

Pubblicato il 21/11/2024
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Maggiore trasparenza per i consumatori, per orientare il mercato verso scelte consapevoli e avvicinare la fine delle gabbie negli allevamenti: è questa la richiesta delle associazioni appartenenti alla coalizione ETCA che oggi, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati durante la conferenza stampa “La fine delle gabbie: opportunità e sfide per sostenere la transizione del settore zootecnico in italia” (qui disponibile la registrazione).

Questa richiesta era stata trasposta in un emendamento alla legge di bilancio 2025, supportato da tutte le opposizioni, finalizzato all’introduzione di un segno distintivo che identifichi i prodotti da filiere senza gabbie nell’ambito della specifica etichettatura relativa al “Sistema di qualità nazionale per il benessere animale” (SQNBA), che sarà già di per sé attiva sul mercato dall’anno prossimo. L’emendamento è stato però considerato inammissibile dalla Commissione Bilancio.

Dopo il saluto del Vicepresidente della Camera On.le Sergio Costa, sono intervenuti le deputate On. Eleonora Evi (PD) e l’On. Giulia Pastorella (Azione), e i deputati l’On. Alessandro Caramiello (M5S) e l’On. Devis Dori (AVS), con la moderazione di Cristina Del Tutto, direttrice di Radio Parlamentare. Era presente anche l’On. Benedetto Della Vedova (+Europa), fra i firmatari dell’emendamento.

L’introduzione di un segno “cage free” nell’etichettatura SQNBA (“Sistema di qualità nazionale per il benessere animale”) oltre a rappresentare un elemento fondamentale di trasparenza per i consumatori, darebbe visibilità ai prodotti provenienti da allevamenti che non utilizzano gabbie, valorizzando dunque il lavoro di quelle aziende agroalimentari (in Italia e in Europa) che stanno investendo per una transizione verso sistemi più rispettosi per gli animali.

Al momento, sono oltre 1.400 le aziende alimentari in Europa che hanno già eliminato o si sono impegnate a eliminare l’uso delle gabbie per galline ovaiole e altre hanno preso questo impegno per scrofe e conigli.

«Siamo sorpresi e sconcertati che l’emendamento per la creazione del bollino ‘cage-free’ sia stato dichiarato inammissibile – dichiarano le associazioni – Sarà stata una svista o un mero errore formale, sarebbe inspiegabile perdere l’occasione, a costo quasi zero, per migliorare le condizioni degli animali allevati e, soprattutto, far uscire dal buio e dall’anonimato l’impegno delle tante aziende agroalimentari italiane che stanno eliminando gradualmente le gabbie dalle loro filiere. Per far ciò queste aziende hanno compiuto investimenti a proprie spese ed il minimo che Parlamento e Governo possono fare è permettere loro di rendere riconoscibili i propri prodotti da quelli che invece arrivano da animali in gabbia. Questa svista non chiude la questione, ci attendiamo che la battaglia politica per il riconoscimento di questo importante strumento di giustizia e trasparenza venga, con eventuali modifiche, raccolta e vinta da tutto il Parlamento sin da questa legge di Bilancio».

Numeri e realtà degli animali in gabbia

In Europa, ogni anno, oltre 300 milioni di animali allevati a fini alimentari – di cui 40 milioni in Italia – trascorrono la loro intera vita in gabbia. Questi animali vivono in condizioni di sovraffollamento, senza possibilità di esprimere comportamenti naturali, come girarsi o allungarsi. Le immagini proiettate durante l’evento, tratte da una recente inchiesta di Compassion in World Farming, hanno mostrato conigli rinchiusi in gabbie minuscole, incapaci di compiere movimenti basilari, mettendo in luce una realtà ancora legale ma profondamente crudele. I consumatori sono sempre più attenti al benessere animale e sanno che l’allevamento in gabbia è incompatibile con una vita dignitosa e per questo chiedono trasparenza. 

Cresce la consapevolezza tra i consumatori

In Italia, cresce l’interesse pubblico verso il benessere animale, come dimostrano l’Eurobarometro 2023 – secondo cui il 93% dei cittadini italiani ritiene importante che gli animali allevati abbiano spazio sufficiente per muoversi, sdraiarsi e alzarsi – e il sondaggio realizzato da Youtrend/Quorum per la campagna Vote4Animals, in vista delle elezioni europee dello scorso giugno, secondo cui 3 su 4 persone vorrebbero la fine delle crudeli pratiche diffuse negli allevamenti intensivi

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